mercoledì 14 maggio 2008

Credere di Paolo Legrenzi


Se non credessimo nelle cose, in noi stessi e negli altri, la nostra vita sarebbe impossibile. Le nostre azioni sono infatti molto più spesso basate su credenze, stime ingenue di probabilità o forme di fiducia, che non su pensieri ancorati a certezze. Ma cosa succede nella testa della gente quando dice "credo in te" o più banalmente "credo che pioverà"? E in che modo opinioni, credenze e aspettative collettive si amalgamano con le emozioni fino a generare paure o speranze? L'autore ci spiega i meccanismi del credere in tutte le sue forme, da quella individuale a quella collettiva, fino a quella patologica del sottocredere degli scettici o del supercredere di creduloni e fanatici. Un viaggio attraverso il modo di funzionare più naturale della mente umana. Questo saggio mi ha "ingannata" per la copertina che ritrae due monaci buddhisti, quindi mi aspettavo un trattato filosofico sui credo religiosi. In realtà si tratta di un saggio sul credere dal punto di vista cognitivo e la cosa più importante che ho scoperto (ho scoperto l'acqua calda?), è che chi crede, non solo in un Dio, ma più in generale chi crede (che una cosa possa succedere, per esempio) ha più probabilità che questa cosa possa succedere, perché senza volerlo già si comporta come se quella cosa fosse già successa o stesse per accadere. E questo è stato provato scientificamente. Poi l'autore scrive anche che chi non crede, si ammala più facilmente di depressione, è più triste, ma più saggio, perché in realtà vede le cose da un punto di vista più obiettivo rispetto a chi crede, ma questo chiaramente, non gli dà una visione molto allettante della realtà. Durante la lettura ho fatto un test proposto dall'autore in cui bisognava rispondere a delle domande e ho risposto come solo l'1% delle persone risponderebbe... Devo preoccuparmi? Sono "strana"?

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